Pastorale sanitaria Diocesi di Manfredonia - San Giovanni Rotondo

 

Papa Francesco e il suo ricordo dei vaccini 

In una recente intervista alle reti Mediaset, Papa Francesco si espresso in maniera favorevole alla somministrazione del vaccino anti-Covid19, esprimendo al contempo disappunto e sbigottimento di fronte alle diverse campagne no Vax perpetuate da più fronti. Il Papa, durante l’intervista, si è lasciato andare ai ricordi dell’infanzia, e in particolare a quando, lui bambino, veniva promossa la vaccinazione per la poliomielite. Queste le sue parole:  "Quando ero bambino - racconta Bergoglio - ricordo che c'è stata la crisi della poliomielite e tanti bambini sono poi rimasti paralitici per questo e c'era la disperazione per fare il vaccino. Quando è uscito il vaccino te lo davano con lo zucchero e c'erano tante mamme disperate… poi noi siamo cresciuti all'ombra dei vaccini, per il morbillo, per quello, per quell'altro, vaccini che ci davano da bambini…”. Poi, a proposito di tutti quelli che per ragioni fantascientifiche o legate alla visione cospirativa della pandemia, ha affermato: “Non so perché qualcuno dice: 'no, il vaccino è pericoloso', ma se te lo presentano i medici come una cosa che può andare bene, che non ha dei pericoli speciali, perché non prenderlo?".  La consueta semplicità di Papa Francesco forse ha destato in tutti quelli di una certa età il ricordo dei vaccini effettuati da piccoli, o, nei giovani, il ricordo di aver visto sul braccio dei propri nonni o genitori, “uno strano segno”: la cicatrice degli ultimi vaccini antivaiolo praticati in Italia fino alla fine degli anni’70.

Un po’ di storia della vaccinazione e dell’antivaccinismo

In Europa, l’obbligo vaccinale è nato all’inizio dell’Ottocento, con la diffusione della vaccinazione contro il vaiolo. I medici avevano infatti notato che proteggendo il singolo era possibile evitare la diffusione dell’epidemia all’intera collettività ma anche che, per ottenere questo risultato, era necessario avere un’adesione massiccia. L’introduzione della vaccinazione suscitava, oltre agli entusiasmi, anche profonde resistenze.

In Italia l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo tutti i nuovi nati è stato sospeso nel 1977 e abolito nel 1981. Nel frattempo erano diventate obbligatorie le vaccinazioni contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).

E al pari del cammino storico delle vaccinazioni, vi sono sempre state campagne contro l’obbligo statale dell’assunzione dei vaccini. Le motivazioni ad opporsi erano spesso di carattere ideologico  e di carattere religioso: entravano in gioco, infatti, la concezione del male, della predestinazione, del diritto di opporsi alla natura, del millenarismo e delle visioni apocalittiche. Il segno del vaccino era visto come un marchio demoniaco e l’intera operazione di vaccinazione come una strategia delle forze del male. A queste motivazioni si aggiunsero anche quelle di scienziati oppositori: medici e ricercatori che rilevavano le ipotetiche complicanze sanitarie dei vaccini.

Implicazioni etico-sociali

La vaccinazione ha avuto e continua ad avere importanti ricadute sociali sul singolo individuo e sulla collettività.  La copertura vaccinale contro le malattie infettive permette di ridurre la proliferazione del patogeno responsabile, e di conseguenza garantisce protezione alla comunità. È questo sguardo sulla comunità umana e sulla incolumità collettiva che si concentra la responsabilità etica dell’adesione alla vaccinazione. Sempre con parole semplici e nella medesima intervista, Papa Francesco ha accennato alla valenza etica della questione attuale della vaccinazione anti-Covid19: «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un'opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri»

La semplicità e la verità di queste motivazioni afferrabili anche dai più semplici non lasciano spazi né a dubbi né a negazionismi!

P. Alfredo M. Tortorella, m.i.

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