Messaggio Pasquale del Superiore Provinciale dei Camilliani del Sud Italia alla grande famiglia di San Camillo

Carissimi,

se volessimo dare un nome alla Risurrezione di Gesù potremmo chiamarla PACE. Cristo è la nostra Pace. “PACE A VOI!” è il suo saluto agli Apostoli, apparendo loro da Risorto. “Vi dono la PACE, non quella che vi dà il mondo”, è la sua esplicita dichiarazione. Sono tentato di dirvi io la differenza che c’è tra la pace che noi uomini cerchiamo di costruirci e quella invece che ci viene donata dalle pagine evangeliche. Ma preferisco che sia ciascuno di noi a riflettere su questa PACE nuova, diversa da quella del mondo perché impariamo a penetrare nel mistero d’Amore in cui Egli ci continua a condurre. Noi pensiamo alla pace come assenza di contrasti, come un quieto vivere, uno stare a casa senza problemi, senza agitarci, uno stare buoni, imbambolati, glaciali, distaccati ... evitando emozioni e contrasti tra di noi umani. Ma Gesù ci parla di una pace che viene da Lui. Lui, l’uomo che si è lasciato maltrattare, deridere, offendere, ferire fino a morire inchiodato su un legno di croce. Cosa ci dice questa voce che dirompe in mezzo agli Apostoli desolati, afflitti, delusi … da un Maestro che li aveva trasformati da “pescatori” a “discepoli”, promettendo un regno inimmaginabile per loro. Qualcosa che li scuote, li spaventa, li sorprende! Egli da vivo aveva parlato di spada a doppio taglio, che separa i figli dai padri, che spezza i legami familiari: “Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me!” Ancora diceva che era venuto a portare il “fuoco” sulla terra e lo avrebbe voluto sempre “acceso”.

Mi pare che questa PACE, possa dirsi:

  • “Critica”, perché mette in discussione le nostre teorie, le nostre certezze, i nostri legami;
  • “Militante”: perché richiede un esercizio continuo, impone delle scelte, esige dei tagli, non dà quiete, finché non si giunge alle decisioni dovute;
  • “Diversa”: combatte la paura, invita ad andare controcorrente, ad entrare per la porta stretta;
  • “Crocifissa”: “come pecora muta condotta al macello”, è Colui che ci offre questa pace.

Egli, il Nazareno, che tradito perdona, arrestato non reagisce con violenza, consegnato non fugge, giudicato non si giustifica, messo a morte non impreca né maledice, ma si abbandona totalmente nelle mani dei suoi carnefici e dall’alto della croce invoca: “Padre perdonali”, giustificandoli, perfino: perché non sanno quello che fanno”. La pace che ci dona il Cristo si colloca al centro, nelle profondità del nostro essere, delle nostre scelte grandi e piccole, quelle feriali, quotidiane e quelle definitive che danno senso al nostro vivere, che trasformano la nostra esistenza, perché non sono appiccicate alla superficie, pronte a sparire al primo alito di vento che talvolta tradisce le nostre ... parole e vanifica le nostre stesse opere. Il mio augurio per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, è che sia CRISTO RISORTO LA NOSTRA PACE! Fermiamoci a considerare questa pace, che, più che una conquista, è un cammino, un dono che ci viene offerto, da ricercare e da accogliere, come “meta” della nostra vita e delle nostre scelte. Saremo “Operatori di Pace”, se guardiamo a Lui, se facciamo nostri i suoi comportamenti, i suoi sentimenti. Se ci lasciamo illuminare dal suo sguardo pieno di luce saremo anche capaci di irradiare di luce e di gioia la nostra vita e rifletterla sulla vita di chi il Signore ci fa incontrare. Possa la pace del Risorto raggiungere, anche attraverso noi, tutti gli ammalati, i sofferenti e i travagliati della vita, consolando “con la consolazione con cui noi stessi veniamo consolati”, la forza rigeneratrice del Vangelo. La sola capace di farci superare tutti gli ostacoli che il nostro “io” ci mette in corpo, le nostre guerre, quelle interne a noi stessi e quelle esterne, è la PACE DEL RISORTO.

Con i sentimenti fraterni auguro a ciascuno di voi una bella e santa Pasqua!

Pasqua 2023

Fratel Carlo Mangione




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