Messaggio del superiore provinciale dei camilliani del Sud Italia Fratel Carlo Mangione ai giovani camilliani in formazione. 28 Aprile - 1 Maggio


 I Giovani Camilliani si raccontano

28 Aprile – 1 Maggio 2023

Saluto iniziale di Fratel Carlo 

E’ con grande gioia che iniziamo questi giorni per trascorrere insieme momenti formativi, di fraternità oltre che di testimonianza di vita vissuta, avvalendoci del messaggio eloquente di alcuni esperti religiosi:    

-            Il vescovo P. Franco, Don Mimmo e la sua comunità, Don Giovanni con i ragazzi del suo gruppo e Rosa.

Si tratta di esperienze molto diverse tra loro ma con un comune denominatore:

l’amore per Gesù, presente nei fratelli,

nei più poveri e in coloro che per tanti motivi restano indietro.

 

       I veri protagonisti di questi giorni siamo noi. Ognuno affronterà un voto religioso e la fraternità. Non siamo qui per ascoltare prediche o conferenze ma per RACCONTARCI e per condividere quello che il Signore ci ha donato e continua a mettere nel nostro cuore.

RACCONTARE E’ PER NOI:

·         Condividere:

            le fatiche, le problematiche, la bellezza di ciò che viviamo e soprattutto i desideri di quello che vorremmo per noi, per le nostre comunità, per la nostra Provincia e, se ne siamo capaci e se resterà tempo , anche del futuro dell’ Ordine.

·         Guardare il futuro partendo dal nostro presente:

            Si, siamo qui per guardare oltre partendo dal nostro presente, che è fatto di cose belle e di cose che vorremmo migliorare.

            Certo ognuno di noi ha un suo pensiero, un suo modo di vedere le cose, ma noi siamo religiosi che vivono insieme nella comunione. E come Religiosi insieme siamo chiamati a confrontarci per fare discernimento e comprendere l’opinione e la visione di ogni singolo.

            La struttura di un Ordine religioso su questo ci aiuta: 

se ben preparati, infatti, abbiamo i capitoli locali, le assemblee, i consigli e i capitoli provinciali, oltre a consulta e capitolo generale; strumenti questi che, se vissuti bene, ci permettono di fare discernimento.

 

 

·         Discernimento:

Detto in una parola, é il comprendere la volontà di Dio su di noi, sulla nostra comunità locale e provinciale, perché Dio ci parla attraverso la storia che viviamo insieme, attraverso le sensibilità di ciascuno dei confratelli.  Noi realizziamo la nostra vita mediante i voti e l’esistenza comunitaria.

            Ad ogni tappa della nostra vita, infatti, siamo chiamati a fare discernimento.  Certo ognuno con una specificità propria, a seconda di situazioni e ruoli diversi e ben consapevoli che una domanda accomuna tutti nel cammino di discernimento, ed è questa: “Signore cosa vuoi da me? Cosa mi chiedi per questi fratelli?”. A tal proposito, mi piace citare Benedetto XVI che così diceva: “Il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma un incontro, una storia d’ amore, un avvenimento… chi crede deve attraversare anche la VALLE OSCURA, le valli oscure del discernimento e così anche delle avversità, delle opposizioni, delle contrarietà di idee e di scelte”.

 

·         La Vita comunitaria:

            è lo strumento per realizzare la fraternità. Senza la vita comunitaria non sperimenteremmo la fraternità. Con la presenza continua e la vicinanza tutto diventa più facile per svolgere le attività e gli impegni che abbiamo assunto individualmente, secondo la chiamata e il cammino di ciascuno.

            I voti e la vita fraterna sono l’essenza del nostro essere consacrati, chiamati a vivere il carisma della misericordia nella spiritualità camilliana, a spezzare quello che siamo ed abbiamo, non solo tra di noi, ma prima di tutto con chi è povero di salute, di stima, di beni e di tutte quelle cose che se mancano portano ad intaccare la dignità e la serenità dei fratelli e delle sorelle.

 

·         Camilliani

            Noi siamo camilliani. Siamo figli di un uomo inquieto, “peccatore, uomo di mala vita”, diceva lui stesso, che in questa terra del Gargano si è arreso alla grazia ed è diventato un uomo nuovo.

            Qui Camillo è RI-nato a nuova vita, qui Camillo è cambiato, seppure non del tutto.

            L’inquietudine, infatti, lo accompagna sempre anche se si tratta di un’inquietudine apostolica: “Vorrei avere cento braccia per alleviare le sofferenze di tanti poverelli infermi” e inizia così a lottare per la giustizia e i diritti dei più deboli, percorrendo tutta l’Italia a cavallo.

      

            Lasciamoci infiammare, quindi, da questo fuoco di Camillo che è il fuoco di Gesù che non lo lasciava mai quieto; aveva sempre qualcuno da raggiungere per Amarlo “con cuore di Madre”.

            E quando lui stesso malato e a letto non riusciva più ad andare dagli infermi, volle la chiave dell’ospedale sotto il cuscino, stringendola forte.  Ecco chi è nostro padre, ecco di chi siamo figli!

            Accogliamo anche noi le inquietudini per non aver mai soddisfatto le attese, quelle delle nostre speranze, dei nostri sogni, ma anche quelle dei nostri fratelli che sono nel bisogno, che soffrono di un diverso tormento, quello del cuore! 

            Carissimi Mariano, Salvatore, Alessandro, Domenico, Gianluca, Enzo, Saverio e Gioacchino, da diversi anni - i professi di più e i postulanti di meno - ormai ci conosciamo, voi conoscete noi professi perpetui, i vostri superiori, i formatori, i provinciali passati e presenti e sicuramente avete visto limiti, difetti, incoerenze ma anche e soprattutto, spero, il desiderio di migliorare, la fedeltà di tanti anni di vita consacrata, la passione e tante altre cose buone e belle.

Così noi conosciamo voi con la vostra generosità ed entusiasmo ma anche con i vostri limiti, propri della natura umana.

            Ecco chi siamo, di cosa siamo fatti: siamo vasi di argilla che contengono un grande tesoro, quello di Gesù presente nella Parola, nei sacramenti, nei malati e nei poveri. 

Viviamo questi giorni, quindi, nella gioia della fraternità, nella verità di chi siamo e di chi saremo chiamati ad essere. Su un punto, in ogni caso, sono certo: in questi giorni saremo raggiunti dalle mille benedizioni di San Camillo, di lui contento di scoprirci sempre più desiderosi di essere e diventare suoi fedeli figli.

            A Maria, che ha accompagnato i momenti importanti di Camillo e dell’Istituto, chiediamo altresì di accompagnarci, solo come lei sa fare, in questi giorni di Grazia!

Vogliamoci bene!!!



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