TRANSITO DI SAN CAMILLO - Gli ultimi giorni terreni di Camillo

Dal 18 maggio, per adeguarsi all’uso comune, Camillo sta nell’infermeria. C’è consulto dei medici. Lui li toglie dall’imbarazzo, anticipando la conclusione: «Son vecchio e vado declinando. Dalla mia piaga esce tanta materia che, a una libbra al giorno, in capo a un anno, sarebbe più di un barile e mezzo di umore… Dio può far miracoli, ma io ritengo di non dover guarire… ». 

Un’infinità di religiosi, di tutti gli Ordini, sfilano davanti al suo letto. A padre Ferdinando di Santa Maria, Generale dei Carmelitani Scalzi, confida: «Padre, preghi per me e faccia pregare, perché possa far bene quest’ultimo passo della morte. E di questo la prego con le ginocchia in terra, perché sono stato un gran peccatore, giocatore, uomo di mala vita…». 

A un novizio che il giorno dopo deve fare la professione, raccomanda: «Fratello, quando avrai fatta la professione, e offerto la stessa a Dio per mezzo dei santi voti, subito ricordati di pregar per me, misero peccatore. Prega per questo mostro pieno di difetti e senza spirito. Prega perché il Signore mi conceda la grazia di salvarmi».

Chi lo aveva visto entrare nell’infermeria, sorretto da due compagni, era rimasto impressionato: «…Andando egli tanto incurvato, che la testa quasi gli toccasse le ginocchia»…«Nell’infermeria poteva ascoltare ogni mattina la Santa Messa e attendere puntualmente alle pratiche di regola. Finché potè si sforzò di dire il breviario con l’aiuto di un compagno. Quando non gli riuscì più, chiedeva qualche volta in carità ad alcuni dei suoi sacerdoti di recitarlo in sua presenza» (M. Vanti). Riceve il Viatico in forma solenne, dalle mani del cardinal Ginnasi, il 2 luglio. Dopo il «Domine non sum dignus», aggiunge: «Signore, io confesso di non aver fato niente di bene e di essere un miserabile peccatore, perciò non mi resta che la speranza della vostra misericordia…». 

Poi raccomanda al confessore di non lasciare più entrare nessun estraneo, perché vuole prepararsi in pace a morire. A padre Marcello che insiste perché riceva alcuni gentiluomini dice: «Fate le mie scuse con questi Signori. Io ho già preso l’Olio Santo, e mi voglio ritirare un poco dentro me stesso. – Padre, questi Signori vengono per consolazione delle loro anime. –Padre Marcello, si muore una volta sola e io devo procurar di morir bene, e così spero di fare con l’aiuto del mio Signore». 

Domenica 13 luglio: esige che il “Testamento spirituale” gli venga legato sul corpo dopo la sua morte e lasciato nella sepoltura. Lo fa leggere a voce alta. È il solenne congedo dal proprio corpo, la vigilia della morte. Sul finire della giornata, annuncia: «questa è l’ultima notte». 

All’Alba del 14 luglio, festa di san Bonaventura, ha fretta che si celebri la messa: «sarà l’ultima che sento». Al “memento dei vivi” cava fuori la poca voce che gli resta: «fratelli , aiutatemi.Adesso è tempo: oratione, oratione adesso, acciò il Signor mi salvi».Vuole si vada in alcuni monasteri che indica lui a chiedere preghiere. Ogni tanto sospira: «Com’è lungo questo giorno». Ringrazia il medico: «altro medico mi aspetta!...sto in attesa della chiamata del Signore». Dopo aver rassicurato i fratelli e riempiti di tanto fervore si immerge in un profondo silenzio ; poi riprendendo dice: «Padri e fratelli miei, io domando misericordia a Dio, e perdono al padre Generale qui presente e a tutti d’ogni mal esempio che ho potuto dare, assicurando che tutto è proceduto piuttosto dal mio non sapere che da mala volontà. Infine per quanto mi è concesso da Dio, come padre vostro, nel nome della Santissima Trinità e della Beatissima Vergine, dono a voi, come agli assenti e ai futuri mille benedizioni».

Tutti lo abbracciano, soffocando a stento i singhiozzi. Non smette di pregare. All’Ave della sera recita l’Angelus. Gli offrono del brodo. Rifiuta scusandosi: «Aspettate un altro quarto d’ora. Poi mi ristorerò…». Sono le ultime parole prima di entrare in agonia. Tutti accorrono per la “raccomandazione”. All’invocazione “mite e festoso ti manifesti Cristo Gesù il suo volto”, Camillo si illumina per un istante, e unisce l’ultimo sorriso all’ultimo respiro. Lui quel volto lo conosce da tanto tempo. 

Sono le 21 e 30 del 14 luglio 1614.

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